Pop, cantautorato e rap: tutte le facce di Sanremo 2025
Che Sanremo sarà, musicalmente parlando, quello in programma dall’11 al 15 febbraio? Carlo Conti, conduttore e direttore artistico della kermesse, (ri)chiamato dalla Rai alla guida dell’evento di punta dello show biz italiano dopo l’addio di Amadeus, ha definito le 30 canzoni scelte come “piacevoli, godibili, variegate tra di loro”: “Le ho selezionate pensando alle programmazioni delle radio. Non solo: anche con la speranza che possano restare nel tempo”. Nei sapori musicali è stato più che ecumenico: dal pop di Elodie al rap contemporaneo di Rkomi e Tony Effe e quello più old school di Shablo, Guè, Joshua e Tormento, passando per il cantautorato classico di Brunori Sas e quello in salsa hip hop di Willie Peyote, tra i 30 brani c’è di tutto. Manca solo la quota rock e lui se ne è rammaricato: “Purtroppo non mi sono arrivate proposte del genere”. La playlist prova a mettere insieme tra di loro le atmosfere musicali e sonore che si respireranno nella settimana del Festival.
A rappresentare la quota cantautorale ci penserà Brunori Sas: in gara con “L’albero delle noci”, il cantautore cosentino porterà sul palco dell’Ariston l’eredità di giganti come Francesco De Gregori e Lucio Dalla (che omaggerà anche nella serata delle cover con “L’anno che verrà”, insieme a Riccardo Sinigallia e Dimartino). Dall’altro lato c’è Tony Effe, esponente di punta della nuova scena rap italiana. Che però a Sanremo non si presenterà con una nuova “Miu Miu” o una nuova “Dopo le 4”. La sua “Damme ‘na mano”, con testo in buona parte in dialetto romanesco, è una canzone mannariniana e califaniana (il Califfo è citato anche nel testo della canzone e Nicolò Rapisarda, questo il vero nome del rapper, lo omaggerà nella serata delle cover sulle note di “Tutto il resto è noia”, insieme a Noemi), che mischia cantautorato e rap: spiazzerà.
L’anello di congiunzione tra cantautorato e rap è rappresentato da Willie Peyote. In gara con “Grazie ma no grazie” il 39enne artista torinese porta a Sanremo la canzone forse più densa e sociale di questa edizione: “Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze/Grazie ma no grazie/Questa gente non fa un cazzo li mantengo tutti io con le mie tasse/Grazie ma no grazie”, canta, su una base funky, con citazioni degli Articolo 31 di “Domani” e “La fidanzata”. A proposito di rap old school: quel mondo sarà rappresentato sul palco dal super team di Shablo, composto da Guè, Joshua e Tormento dei Sottotono: “È una street song/Per dare quello che ho/Brucerò fino alla fine/Chiuso tra cemento e smog/È una street song/Qui la gente muore e vive/Senza soldi e alternative”. L’incedere ricorda un po’ “California love” di Tupac: sicuramente una delle operazioni più interessanti. Ma interessante è anche il testo de “Il ritmo delle cose” di Rkomi: il 30enne rapper milanese torna a Sanremo a tre anni di distanza dalla tutt’altro che memorabile partecipazione del 2022 con “Insuperabile”. Arrivò all’Ariston da strafavorito, dopo mesi passati in testa alle classifiche con l’album “Taxi Driver”. Non andò bene: si classificò diciassettesimo e il fenomeno si sgonfiò. Ora con coraggio nel testo de “Il ritmo delle cose” critica i ritmi della discografia: “Non mi è più chiaro se sia musica o burocrazia”, rappa. Lui si tira fuori: “Esco dalla festa / esco dall’algoritmo”.
Quest’anno aspettative altissime circondano il ritorno di Elodie. Sarà la sua quarta partecipazione in otto anni di carriera, dopo quella del 2017 con “Tutta colpa mia”, quella del 2020 con “Andromeda” e quella del 2023 con “Due”. All’Ariston la cantante romana si esibirà con “Dimenticarsi alle 7”, tra elettronica e riferimenti alle dive italiane degli Anni ’70, Mina su tutte. A giugno la popstar si esibirà per la prima volta in carriera negli stadi di Milano (San Siro, 8 giugno) e Napoli (Diego Armando Maradona, 12 giugno).